Chi siamo
Presentazione del presidente Associazione Liutaria Italiana Anna Lucia Maramotti Politi
Ho sempre pensato all’A.L.I. come ad un’organizzazione culturale che permettesse alla liuteria di spiccare il volo oltre i localismi che tanto la umiliano quando vogliono imporre una velleitaria superiorità stanziale di questa o quella scuola. In vero, la liuteria italiana è grande perchè si è sviluppata sul territorio a macchia di leopardo caratterizzandosi in modo vario e facendo emergere personalità artistiche differenti.
Infatti, parlare di liuteria significa parlare di personalità artistiche, di maestri che sono tali in quanto raggiungono attraverso personali abilità un’espressione unica ed irripetibile, un segno proprio che si manifesta nel timbro e nella forma dello strumento.
Di arte infatti si tratta: mentre lo strumento offre alla musica una funzione potenziale (appunto il timbro), manifesta una bellezza formale
che coniuga tradizione ad espressività. L’arte liuteria è come l’architettura: bella da viversi in quanto risponde alla funzione dell’abitare. Prendere il volo allora per la liuteria significa avere l’opportunità di confronto, di comparazione dei risultati ottenuti, di riconoscimento di percorsi propri, di valorizzazione delle tradizioni che non si chiudono in un nobile passato, ma lo rigenerano. Pur nell’osservanza di uno scrupolo professionale ciascun liutaio manifesta il proprio segno personale.
Allora, temi come la salvaguardia di scuole, temi come la proposta di cimentarsi nel fare “copie”, temi come “il restauro” e “lo sviluppo di studi sussidiari alla liuteria” divengono oggetto di confronto e di dialogo fra i liutai e fra chi a questa arte presta particolare attenzione.
L’A.L.I ha la propria specificità e raggiunge i propri obiettivi quando alimenta queste potenzialità interne alla liuteria. L’A.L.I. prende il volo quando promuove quelle competenze che arricchiscono I liutai e permettono loro di riflettere su un’attività che passa attraverso l’attrezzo solo dopo aver percorso l’intelletto ed il cuore.
In questi mesi di presidenza più volte ho ripetuto pubblicamente queste riflessioni. In un contesto socio-economico non sempre facile, il mantenimento della specificità di ciascuna scuola è una prima difesa contro l’omologazione di un mercato globalizzante.
Far comprendere come l’eccellenza è nella varietà, permette d’evitare che si attribuisca al modello, qualunque esso sia, il carattere dell’ archetipo. L’arte è figlia dell’immaginazione, non è un prodotto meramente razionale. La ragione è strumento all’immaginazione e non viceversa: è questa la grande differenza fra arti e scienze. E’ bene non scordarlo!.
Ma una volta, così impostato il dialogo nella liuteria italiana, diviene necessario sviluppare in un continuo confronto competenze e conoscenze, da qualunque settore disciplinare queste provengano. Il sapere è un’orizzonte al quale più ci si affaccia, più esso si dilata. Ritorna il bisogno di prendere l’ALI e sormontare quelle cime che delimitano i confini.
In tale prospettiva ho ritenuto che la mia presenza potesse essere la continuità di quella dell’Architetto Sergio Renzi che su tali argomenti ha speso la propria vita.
La speranza è quella di non compiacerci di un passato che, certamente non in modo presuntuoso, si può ritenere glorioso, ma di lavorare al fine che la liuteria italiana abbia qualcosa da suggerire alla musica e a chi questa la fruisce, alla cultura materiale che in un oggetto come è lo strumento musicale mostra inventiva e lascia un segno profondo: testimonianza della personalità unica ed irripetibile del liutaio. E’ su queste riflessioni che mi è caro licenziare questa presentazione che vuol essere prima di tutto una reverente ed affettuosa testimonianza del mio ossequio per la liuteria italiana.